Unimpresa lancia l’allarme sul prezzo dell’energia sostenuto dalle aziende in Italia
Roma. «Lo Stato faccia lo Stato e intervenga. Altrimenti a pagare saranno le imprese, i lavoratori e, in ultima analisi, la tenuta economica del Paese». Così Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, che commenta i dati sul costo dell’energia elettrica per le imprese italiane.
Secondo il Centro Studi di Unimpresa il prezzo medio all’ingrosso di energia si è attestato a 109 € a megawattore in italia mentre in Germania è di 78 €, in Spagna di 63 € ed addirittura in Francia di 58 €.
Per l’associazione di categoria questo differenziale è un problema strutturale per la competitività delle aziende italiane penalizzate da un mix energetico ancora troppo dipendente dal gas. I settori più colpiti dall’aumento del costo dell’energia sono senz’altro la grande distribuzione, la ristorazione e il turismo, qui le bollette mensili possono superare i 10 mila euro.
«I dati sul costo dell’energia per le imprese italiane sono impietosi e parlano chiaro: siamo di fronte a un’emergenza competitività che il governo non può più permettersi di ignorare – continua Spadafora – Non è accettabile che le aziende italiane paghino l’elettricità fino al 47% in più rispetto alle concorrenti francesi, il 42% in più rispetto a quelle spagnole e il 28% in più rispetto a quelle tedesche. È il momento delle scelte coraggiose: serve una riforma strutturale del mercato elettrico, che sganci finalmente il prezzo dell’energia dal costo del gas e premi gli investimenti nelle rinnovabili».
«Il divario è un macigno sulla produttività, sull’occupazione e sugli investimenti, soprattutto per le micro, piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante del nostro sistema economico. Pagare l’energia più di tutti gli altri Paesi significa partire ogni giorno con un handicap, significa condannare interi settori alla marginalità, significa regalare fette di mercato ai nostri competitor europei» conclude il vicepresidente di Unimpresa.
